Pulce non c’è

Pulce non c’è

A raccontarci Pulce e il suo mondo speciale è la sorella Giovanna, con la sua voce ironica, candida, intelligente, divagante. Pulce è una bambina allegra, a cui piace infilarsi negli abbracci degli sconosciuti, stritolarti più forte che può. Quando un giorno, come tutti i giorni, mamma Anita va a prenderla a scuola, Pulce non c'è. "Provvedimenti superiori" hanno deciso che loro non sono più dei buoni genitori, e Pulce è stata portata nella comunità Giorni Felici. Anita e Giovanna possono farle visita una volta alla settimana, "sotto lo sguardo soldato di un'educatrice". Papà Gualtiero, invece, sua figlia non può vederla, perché su di lui grava una mostruosa accusa. Giovanna ha solo tredici anni quando comincia questa "storiaccia". È una ragazzina curiosa, con qualche tic nervoso e un gruppetto di amici immaginari. E proprio grazie alla sua immaginazione vispa e intelligente, alla sua potente capacità inventiva, Giovanna ci racconta senza retorica e senza patetismi lo scontro tra mondo adulto e infanzia, tra malattia e normalità, tra rigidità delle istituzioni e legami affettivi. Il suo sguardo singolare, il suo punto di vista spostato, ci fa vedere improvvisamente le cose, rende intellegibile ciò che anche gli adulti faticano a capire.

di Gaia Rayneri (Einaudi, Torino, 2009)

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Publisher: Einaudi
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Reviews:Liana Baroni su//www.angsa.it/user/lianabaroni/ ha scritto:

Se è vero che dagli errori si puo’ imparare, questo libro è una miniera di insegnamenti e dovrebbe essere letto e meditato da tutti i professionisti che hanno in cura delle persone fragili.

I genitori di Pulce, benché entrambi medici, sono affascinati dalla premessa che sta alla base della Comunicazione Facilitata: che cioè la loro bambina sia, contrariamente alle apparenze e a quanto ritenuto sino a quel momento, intelligente e capace di comunicare in modo ricco e raffinato con una persona che le guida la mano sulla tastiera del computer.

I professionisti della Sanità e della Scuola rinunciano ad aprire gli occhi ai genitori abbagliati dalla grande illusione. Accontentare, anziché educare è molto più facile. Senza nessuna resistenza accettano che Pulce passi le ore di scuola a riempire videate di computer con pensieri complessi e profondi, che tutti sanno non essere suoi.

Quando poi con la CF viene scritto che il padre abusa delle figlie, gli insegnanti, senza nessuno spirito critico, contrariamente all’evidenza (il padre è un medico di famiglia amato e stimato da tutto il paese) denunciano la cosa ai servizi sociali che immediatamente rapiscono la bimba a scuola e la sottraggono alla famiglia per nove lunghissimi mesi, durante i quali il padre ha l’interdizione assoluta a fare anche solo una piccolissima visita alla figlia disabile prigioniera di un Istituto.

Qui emerge un altro fantasma mai sopito: le colpe dei genitori.
Perché i servizi sociali accettano con tanta facilità questa accusa basata sul nulla? Perché il terreno culturale nel quale sono cresciuti lo favorisce.

La brutta favola delle colpe dei genitori non è mai tramontata. Gli epiteti più infamanti sono stati riservati alle madri “frigoriferi, castratrici, mortifere, tossine psicologiche, abusive, kapò” ma la favola si estende alla coppia genitoriale.

E così, sulla base di un pensierino scritto da un facilitatore, inizia la tragedia nella tragedia: l’allontanamento di una bambina gravemente disabile da quella che è la maggiore risorsa e il maggior aiuto per ogni bambino, tanto più se disabile: la famiglia

Il libro ha avuto un grande successo, tanto che il regista Giuseppe Bonito ha avuto il coraggio di sfidare le mode, secondo le quali al cinema sono obbligatori il sesso e la violenza, e ha tratto dalla dolorosa storia narrata nel libro l’omonimo film.
Il film è consigliato a tutti i cittadini solidali, in particolare agli operatori della Sanità e della Scuola.


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