La ricerca “Complexity in Autism” sta per concludersi, ma manca ancora qualcosa
La ricerca, sovvenzionata da Fondazione Italiana Autismo e da A.P.R.I., diretta dalla Prof. Antonia Parmeggiani dell’Università di Bologna “COMPLEXITY IN AUTISM” sta concludendosi, ma mancano ancora un po’ di soggetti (bambini maschi di età compresa fra 3 e 8 anni con diagnosi di spettro autistico (ASD) da cause ignote, ossia con esame CGH Array negativo) per raggiungere la numerosità prevista.
Il contenuto della ricerca viene descritto nella Sintesi progetto complexity: si tratta di una delle ricerche biomediche più approfondite che siano state mai condotte sull’autismo e si avvarrà di un’analisi dei risultati che utilizzerà anche metodi di Intelligenza Artificiale. Come descritto in questa lettera ai genitori, l’impegno sarà contenuto in una mattina in cui il bambino dovrà essere accompagnato a Bologna all’Ospedale S.Orsola.
La ricerca scientifica biomedica è la strada per conoscere le cause dell’ASD e orientare la ricerca biomedica verso terapie farmacologiche dell’ASD oggi mancanti.
Come ANGSA ci uniamo all’appello della comunità scientifica per ottenere adesione: i bambini che possono partecipare alla ricerca, infatti, sono pochi, poiché in Italia l’esame CGH Array, volto a evidenziare duplicazioni o delezioni nel DNA, non viene eseguito nella maggior parte dei bambini con ASD, come insieme ad A.P.R.I. denunciamo da molti anni insieme alla Società italiana di genetica umana (SIGU). “Questo ritardo – scrive a riguardo Carlo Hanau – è il triste retaggio della formazione di molti NPIA psicoterapeuti e psicologi, che credevano di avere trovato la causa dell’ASD nella inadeguatezza dell’amore materno, la falsa teoria di Tustin e Bettelheim della Madre-Frigorifero”.