Aggressiva campagna cliniche europee per curare l’autismo con cellule staminali. Cautela, la terapia non è validata

L’utilizzo di cellule staminali per curare l’autismo non è etico. Giovanni Marino presidente Angsa nazionale mette in guardia contro l’utilizzo clinico generalizzato di questa terapia ad oggi ancora in fase sperimentale. I genitori, soprattutto di bambini piccoli, provano di tutto e di più, quasi sempre per condivisione di notizie sui social e senza la guida di medici esperti, ma occorre cautela, non alimentare illusione per farne un business. Nei giorni scorsi, il 3 ottobre, il professore Antonio Narzisi del Dipartimento di Psichiatria e Psicofarmacologia infantile, Fondazione Irccs Stella Matris, Calambrone, Pisa ha pubblicato , sulla rivista scientifica Frontiers in Psychiatry un testo , che alleghiamo, dal titolo  “Temperare le aspettative, considerazioni sullo stato attuale della terapia con cellule staminali per il trattamento dell’autismo”. Scrive il professor Narzisi:” Ad oggi la ricerca sull’utilizzo delle cellule staminali per l’ASD è in fase di sperimentazione clinica e i risultati, sebbene potenzialmente incoraggianti in termini di sicurezza, non sono ancora sufficienti per consentirne l’applicazione clinica. Nonostante questo negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un preoccupante aumento di istituti che propongono alle famiglie di curare l’ASD con cellule staminali di varia provenienza, comprese quelle ottenute dal sangue cordonale. L’aspetto allarmante di questa potenziale proposta terapeutica è la promessa di significativi miglioramenti clinici nei bambini sottoposti a questo trattamento. Questi istituti, spesso situati in paesi Europei con bassi standard medici, non propongono una sperimentazione di ricerca ma l’utilizzo delle cellule staminali come opzione terapeutica già validata dalla ricerca di base. Ad oggi, questi studi relativamente ampi e ben progettati forniscono scarso supporto per l’uso terapeutico delle cellule mononucleari del sangue cordonale (CBMC) nell’ASD. Inoltre, non esistono dati attendibili sugli effetti a medio e lungo termine del trattamento e, come accennato in precedenza, la sicurezza e la fattibilità della somministrazione di cellule staminali nei bambini con ASD non sono state ben stabilite”. “E’ un campanello d’allarme che va ascoltato – spiega Daniela Mariani Cerati, una delle maggiori esperte di autismo nel nostro paese e amministratrice del sito “Autismo- biologia”: una ipotesi terapeutica dovrebbe diventare terapia, e quindi essere somministrata a tutti coloro che ne hanno l’indicazione, – solo , come è noto, dopo essere passata attraverso gli stadi che sono minuziosamente previsti. Nel caso in questione il  percorso non è stato concluso e dunque occorre grande cautela”.

//www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpsyt.2023.1287879/full

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