Sanità e Covid-19 Le proposte dei “100mila medici” a Speranza

Sosteniamo e invitiamo a diffondere la seconda lettera del “100mila medici” al ministro Speranza. A fronte del “definanziamento del sistema sanitario da oltre dieci anni” e del “frazionamento del sistema sanitario nazionale nei vari sistemi sanitari regionali, [che] ha provocato una inevitabile e spaventosa carenza del personale sanitario ed una intollerabile e drammatica iniquità dei servizi sanitari offerti ai cittadini nelle diverse regioni italiane”, la lettera fa proposte importanti e puntuali “su quattro temi che interessano particolarmente la sanità italiana oggi, le cui criticità sono state drammaticamente evidenziate nel corso degli ultimi mesi: medicina territoriale, telemedicina, farmacologia e protocolli terapeutici, formazione post-lauream“.

Da anni ANGSA denuncia il depotenziamento di questi anni dei servizi di neuropsichiatria infantile e di Psichiatria per adulti a fronte della crescita di diagnosi di autismo che si traduce nella mancanza di un’autentica presa in carico e di enormi disparità territoriali e regionali. Per questo motivo ci sentiamo di associarci all’appello.

In questa drammatica, intensa e convulsa emergenza sanitaria che ha investito direttamente il nostro Paese dallo scorso 21 febbraio, è nata la comunità “Coronavirus, Sars-CoV-2 e COVID-19 gruppo per soli medici” (link: //www.facebook.com/groups/Coronavirusmediciitaliani/), che ad oggi conta quasi centomila medici e trentuno moderatori colleghi medici, ricercatori e professori in Italia e all’estero.

Lo scopo della nostra comunità è di condividere informazioni di carattere medico-scientifico sulle peculiarità del virus SARS-CoV-2, sulla diagnosi della malattia che ne deriva, COVID-19, e sui possibili trattamenti farmacologici. Avere un confronto serrato e continuo delle esperienze acquisite dai vari membri direttamente sul campo e condividere articoli scientifici pubblicati nella letteratura internazionale, sono elementi alla base della crescita formativa del gruppo.

L’intenso scambio di opinioni ed esperienze ha permesso, di fatto, a tutti noi un aggiornamento costante, che si è dimostrato indispensabile nel vuoto di indicazioni coerenti, precise ed univoche da parte delle istituzioni preposte a livello mondiale e nazionale.

Il confronto diretto con i nostri colleghi medici italiani all’estero ed i medici stranieri che hanno scelto di far parte della nostra comunità ci ha permesso, inoltre, di confrontarci con le migliori capacità organizzative sanitarie di altre nazioni. L’emergenza sanitaria COVID-19 ha messo drammaticamente alla luce le enormi carenze assistenziali della medicina territoriale in Italia, per molti aspetti imputabili alla legislazione vigente.

Alla base vi è il definanziamento del sistema sanitario da oltre dieci anni; questo dato, associato alla Riforma del Titolo V della Costituzione, con frazionamento del sistema sanitario nazionale nei vari sistemi sanitari regionali, ha provocato una inevitabile e spaventosa carenza del personale sanitario ed una intollerabile e drammatica iniquità dei servizi sanitari offerti ai cittadini nelle diverse regioni italiane.

In questo contesto, l’articolo 32 della Costituzione Italiana è totalmente disatteso: i cittadini italiani non sono tutti uguali di fronte ai bisogni di salute e di assistenza. Queste disparità di trattamento tra regione e regione sono gravi ed inammissibili in un paese all’avanguardia, dotato di uno dei migliori sistemi sanitari e di una delle migliori preparazioni mediche di base al mondo.

La divergenza tra regioni si osserva anche in merito ai protocolli terapeutici per la pandemia COVID-19: a questo proposito, riteniamo urgente l’equiparazione di tali protocolli terapeutici e delle linee guida farmacologiche su tutto il territorio nazionale, anche per avere una corretta interpretazione dei dati epidemiologici circa l’efficacia dei protocolli stessi.

Alla luce dell’emergenza sanitaria di COVID-19, è sempre più evidente che il sistema sanitario non può più prescindere dalla telemedicina e dalla sanità digitale. Risulta fondamentale, soprattutto in questo contesto, dotare gli ambulatori e gli ospedali delle infrastrutture tecnologiche (es. pc con webcam e smartphone) necessarie per poter sviluppare davvero quella rete di video-visite e teleassistenza per i pazienti, che possa favorire una limitazione degli accessi agli ospedali sovraffollati e un monitoraggio effettivo dello stato di salute dei pazienti.

La riorganizzazione della sanità territoriale diventa, dunque, una necessità per combattere i nuovi rischi della pandemia, soprattutto in vista dell’imminente fase 2; questa ristrutturazione deve passare attraverso la tecnologia e deve sfruttare tutte le potenzialità che offre la telemedicina oggi. Alla preoccupante crisi che investe il sistema sanitario nazionale, va aggiunta una obsoleta formazione specialistica post-lauream, anch’essa evidenziata in forma drammatica nel corso di questa pandemia.

Se da un lato le facoltà di medicina italiane si attestano tra le migliori al mondo e il livello di preparazione degli studenti universitari italiani resta uno dei più alti a livello internazionale, nel corso degli anni la formazione dei medici specialisti e dei medici di base non ha visto quella spinta al rinnovo e allo svecchiamento di cui hanno goduto gli altri paesi europei.

Questa carenza di riforme post-lauream ha avuto effetti devastanti nel nostro Paese, soprattutto per la medicina di base: basti pensare che l’Italia è rimasta ormai una delle pochissime realtà dal punto di vista sanitario a non avere il riconoscimento ufficiale di titolo di specialista in medicina generale, mentre il resto dei paesi europei si è allineato da anni alle direttive internazionali che prevedono l’equipollenza della medicina generale alle specializzazioni ospedaliere.

Di qui la decisione, spesso difficile, di moltissimi colleghi giovani medici di proseguire i propri studi all’estero, in cerca di una adeguata preparazione necessaria per poter svolgere la professione in prima linea e in piena autonomia. Questa scelta è sicuramente nefasta per il nostro Paese, considerando l’altissima spesa per la formazione medica universitaria. I vari problemi sopracitati, associati al dramma delle decine di migliaia di persone decedute a causa della malattia COVID-19, al non invidiabile primato mondiale italiano del contagio degli operatori sanitari e ai 153 (dal portale FNOMCeO del 29 aprile 2020) colleghi medici deceduti, rappresentano la spinta che ci ha condotto a scrivere nuovamente al Ministro Roberto Speranza.

Con questa lettera, chiediamo di essere ascoltati per un atto concreto di riconoscimento e valorizzazione del nostro operato ed in generale della nostra categoria, dai giovani medici preoccupati che la propria formazione post-lauream non possa essere all’altezza dei colleghi europei, ai medici impegnati sul campo, gli “eroi” e le “eroine” di oggi, disposti fin dall’inizio dell’epidemia ad assumersi ogni responsabilità e rischio per vocazione alla professione.

Chiediamo di prendere in considerazione l’iniziativa, nata dalla comunità “Coronavirus, Sars-CoV-2 e COVID-19 gruppo per soli medici”, di portare alla luce alcuni importanti aspetti su quattro temi che interessano particolarmente la sanità italiana oggi, le cui criticità sono state drammaticamente evidenziate nel corso degli ultimi mesi: medicina territoriale, telemedicina, farmacologia e protocolli terapeutici, formazione post-lauream.

Questi aspetti, sottoforma di proposte, sono stati raccolti nel documento allegato alla lettera per il Ministro Speranza. Il testo del documento è il frutto dell’organizzazione e dell’elaborazione, da parte di alcuni moderatori referenti, di oltre 2000 commenti ai post di lancio dell’iniziativa pubblicati sul gruppo in data 19 aprile, delle chat e degli appunti delle videocall a cui hanno partecipato i moderatori referenti e i membri dei relativi gruppi di lavoro nelle scorse giornate di venerdì 24 e sabato 25 aprile.

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